Energia reattiva: cosa bisogna sapere
Molti utenti energivori si trovano a pagare costi aggiuntivi senza rendersi conto di cosa sia realmente l’energia reattiva. È una componente spesso trascurata della bolletta, ma ricoprente un ruolo importante soprattutto per aziende ed utenze con potenza impegnata elevata.
Che cos’è l’energia reattiva
L’energia reattiva è quella parte di energia elettrica che non viene trasformata in lavoro utile (come muovere motori o produrre calore), ma serve a mantenere in funzione i campi magnetici richiesti da certe apparecchiature (motori, trasformatori, reattori) in un impianto elettrico. Tra le caratteristiche chiave dell’energia reattiva troviamo:
- È misurata in kvarh (kilovolt–ampere reattivi all’ora), mentre l’energia attiva si misura in kWh.
- Si manifesta quando c’è sfasamento tra corrente e tensione, causato da carichi induttivi o capacitivi.
- Non è “inutile” in sé — è necessaria per il funzionamento di certi dispositivi — ma potrebbe diventare problematica quando l’impianto ne assorbe troppa, perché genera inefficienze e costi maggiori.
Differenza tra energia attiva e reattiva
L’energia attiva è quella che “lavora”, alimentando dispositivi, producendo calore, movimento, luce. È quella che normalmente si paga come consumo principale in bolletta. L’energia reattiva, riprendendo quanto detto in precedenza, è invece necessaria per creare e mantenere i campi elettromagnetici per certe apparecchiature. Se eccessiva, provoca costi aggiuntivi, perdite nella rete, e penalità.
Cosa succede quando compare l’energia reattiva in bolletta
Questo è il momento in cui molti utenti — soprattutto aziende — scoprono che l’energia reattiva può far salire i costi. Nel caso in cui l’energia reattiva superi una certa soglia rispetto all’energia attiva, entrano in gioco penali stabilite dall’ARERA. Ad esempio, quando la quota di energia reattiva è uguale o superiore al 33% dell’attiva.
Tra le utenze più colpite vengono comprese quelle con potenza impegnata elevata, contatori trifase e uso di motori, trasformatori o carichi induttivi. Nei casi di energia reattiva per utenze domestiche l’impatto è comunque generalmente minore, ma non assente nel caso in cui fossero presenti nell’abitazione dispositivi elettrici energivori.
Come ridurre l’energia reattiva
Per limitare i costi aggiuntivi e ottimizzare l’efficienza, si interviene con il rifasamento. È la principale soluzione tecnica, in grado di migliorare il processo di efficientamento energetico.
Ecco cosa comporta:
- Installazione di condensatori di rifasamento in parallelo ai carichi induttivi: questi dispositivi forniscono localmente l’energia reattiva necessaria, evitando che sia prelevata dalla rete.
- Monitoraggio del fattore di potenza (cos φ): più il valore è vicino a 1, minore sarà l’energia reattiva. Se il valore scende sottosoglie come 0,95, il rischio di penale aumenta.
- Audit elettrico per individuare i punti in cui lo sfasamento è maggiore e intervenire su quelle apparecchiature specifiche.
Chi “produce” energia reattiva?
Per capire dove si genera energia reattiva, è utile identificare gli elettrodomestici o le macchine più esose dal punto di vista energetico. Ecco alcuni esempi:
- Motori elettrici di pompe di calore o compressori.
- Trasformatori per impianti di illuminazione.
- Lampade fluorescenti o LED con reattori induttivi, il cui risparmio energetico può essere favorito da servizi di relamping.
- Altri apparecchi con componenti induttivi o capacitivi: avvolgimenti, reattori, alcuni tipi di alimentatori.
Il ruolo di sonnen nel contenere energia reattiva
In una fase in cui gestire l’energia con efficienza diventa sempre più importante, sonnen propone soluzioni che vanno oltre la fornitura di energia:
- Utilizzo di sistemi di accumulo intelligenti che aiutano a ridurre i picchi di consumo e a mitigare gli effetti degli sfasamenti.
- Servizi di consulenza per analisi energetiche che includono anche il controllo del fattore di potenza e proposte di rifasamento.
- Strumenti tecnici per monitorare la potenza attiva e reattiva, fondamentali per decidere interventi mirati e per evitare penali.