Direttiva case green: tutto ciò che bisogna sapere
Dal Parlamento europeo un nuovo pacchetto di norme a sostegno dell’efficienza energetica degli edifici per la riqualificazione energetica del parco immobiliare europeo, a favore della transizione energetica e verso l’obiettivo della neutralità climatica 2050.
Direttiva Europea Case Green: cosa prevede?
Il 14 marzo 2023, il Parlamento europeo ha approvato la nuova Direttiva “Energy Performance of Buildings Directive (EPBD)” per l’efficientamento energetico degli immobili di tutti gli Stati membri, in linea con l’obiettivo emissioni zero entro il 2050.
Il nuovo testo europeo, già ribattezzato “Direttiva Case Green”, si colloca all’interno del pacchetto di riforme “Fit for 55”, per la riduzione delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Un provvedimento che nasce in risposta all’osservazione dei livelli di consumo energetico in Europa che, secondo le stime della Commissione, è generato per il 40% dagli edifici.
La Direttiva prevede importanti obblighi e incentivi per la promozione della sostenibilità ambientale degli edifici pubblici e privati, tenendo come parametro di riferimento la cd. “Classe energetica”, ovvero il valore attribuito a un’unità abitativa circa la sue “performance energetiche”, identificata da lettere dell’alfabeto, dove “A” corrisponde alla migliore e “G” alla peggiore.
Tra le novità della direttiva, il testo prevede:
per gli edifici residenziali:
- raggiungimento della classe energetica E, entro il 2030;
- raggiungimento della classe energetica D, entro il 2033.
per gli edifici non residenziali e pubblici:
- raggiungimento della classe energetica E, entro il 2027;
- raggiungimento della classe energetica D, entro il 2030
Inoltre, tutti gli edifici di nuova costruzione:
- dal 2026, dovranno essere a zero emissioni (obbligo che sarà esteso anche agli altri edifici a partire dal 2028)
- entro il 2028, dovranno prevedere, ove tecnicamente idoneo ed economicamente fattibile, l’installazione di impianti solari (obbligo che sarà esteso agli immobili ristrutturati entro il 2032)
Restano esclusi dalla normativa alcuni edifici particolari, tra cui: edifici vincolati e protetti; edifici storici; fabbricati temporanei, luoghi di culto, siti industriali, abitazioni indipendenti con superficie inferiore ai 50 mq e case vacanza (seconde case utilizzate per meno di 4 mesi all'anno).
Si tratta di obiettivi ambiziosi e sfidanti per tutti gli Stati membri, poiché presuppongono, da un lato, la necessità di numerosi interventi di ristrutturazione e, dall’altro, ingenti capitali per il finanziamento delle opere stesse.
Nonostante l'approvazione da parte del Parlamento europeo, l'entrata in vigore della “Direttiva Case Green” non sarà imminente. Prima di completare il processo rimane, infatti, la fase di negoziati tra le istituzioni europee e i singoli Stati per la formulazione del testo definitivo.
In ogni caso, l’obiettivo della Direttiva è di agire, in prima battuta, sul 15% degli edifici più energivori, ovvero quelli in classe energetica più basse (classe energetica G), per poi procedere all’adeguamento degli altri edifici. Piani di risanamento che dovranno essere definiti e coordinati poi dai singoli Stati.
In Italia, secondo le ultime stime ISTAT, nel corso dei prossimi anni, saranno circa 1,8 milioni (su un totale di 12 milioni) gli edifici oggetto di interventi di efficientamento energetico. Oggi, circa il 60% del patrimonio edilizio residenziale italiano, infatti, si trova in “Classe F” o “Classe G”. Pertanto, entro il 2033, circa 2 abitazioni su 3 dovranno subire interventi di riqualificazione energetica. Una sfida che vedrà, nel corso dei prossimi anni, importanti interventi di risanamento di tutto il parco immobiliare nazionale, a favore di efficientamento energetico e sostenibilità ambientale.
Direttiva UE Case Green: come migliorare l’efficienza energetica?
Per le “case green” del futuro, diversi sono gli interventi che possono essere messi in atto per aumentarne l’efficienza energetica. Tra questi, a titolo semplificativo e non esaustivo, è possibile prevedere un intervento di isolamento termico (interno o esterno) dell’edificio, detto anche “cappotto termico”, generalmente accompagnato alla sostituzione degli infissi, per evitare inutili gli sprechi di energia, favorire un miglioramento delle prestazioni energetiche e garantire il massimo comfort abitativo.
Ma, oltre a questi interventi che potremmo definire più “strutturali”, è possibile agire anche sull’efficientamento dei propri consumi energetici tramite l’installazione di impianti solari (fotovoltaici o solare termico).
In particolare, grazie all’installazione di soluzioni che integrano un impianto fotovoltaico con un sistema di accumulo è possibile non solo autoprodurre energia pulita, ma gestirla al meglio, a copertura dei propri consumi energetici, con vantaggi sia in termini di risparmio economico che di sostenibilità ambientale.
Grazie ai sistemi di accumulo è possibile, infatti, immagazzinare l'energia pulita autoprodotta in eccesso dall’impianto fotovoltaico durante il giorno e utilizzarla quando se ne ha più bisogno, ad esempio durante le ore notturne, quando l’impianto è spento e i consumi aumentano. In questo modo, si riduce la dipendenza dalla rete e si aumenta l'autonomia energetica dell'abitazione.
Ma c’è di più. L’energia prodotta in eccesso dall’impianto e immagazzinata tramite il sistema di accumulo fotovoltaico può essere utilizzata per alimentare non solo gli elettrodomestici, ma anche una pompa di calore per il riscaldamento dell’abitazione. La combinazione tra impianto fotovoltaico e pompa di calore può aiutare a favorire un risparmio economico e può essere determinante nell’aumentare il grado di indipendenza energetica dell’edificio.
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